Azienda Agricola Galì

Se la cultura dell’olivo è, per convinzione comune, tradizione, la realtà è spesso diversa. Un bell’esempio del volto nuovo dell’olio del Sebino è l’azienda agricola Galì che di tradizione non ne ha per nulla, ma di innovazione invece molta.
Galì è a Marone, anzi sul monte di Marone alle spalle del Paese che è raggiungibile con stradine sempre più strette, pensate più per il mulo col basto che per le attuali automobili. La storia comincia nel 2001 quando Daniela Dusci decide, con il marito che ha tutt’altra attività, di comperare un pezzo di terra sul monte. Si tratta di terreni dismessi dalla Dolomite Franchi dove l’agricoltura era stata abbandonata da tempo.

Si è trattato di 14 mila metri quadrati di oliveto a balcone sul lago di Iseo che conservavano ancora qualche olivo malconcio e tanti rovi. Oggi è un giardino con 300 olivi curati e potati che consentono di produrre alcuni quintali di olio l’anno.
Un olio che non ha problemi di mercato e che si vende tutto con il passaparola. L’iniziativa è partita da zero, così da zero che la signora Daniela aveva al suo attivo solo un corso di potatura promosso dalla Comunità montana. Le olive vengono portate ad un frantoio di Marone che le molisce in modo del tutto tradizionale con le macine di pietra e la pressa a dischi. Anche la raccolta è tutta manuale. Macchine? “Ma no, lasciano un po’ di olive in pianta, noi invece le raccogliamo a mano una ad una fino all’ultima”.

Tutto tradizionale? Certamente, perché l’innovazione è un’altra. L’azienda ha creato una sua linea di creme per viso e decolleté ad alta concentrazione di olio di Marone che sono già un successo. Che un massaggio di olio faccia bene alla pelle lo avevano scoperto già gli antichi romani. La scienza moderna non ha fatto che confermare e spiegare che i trigliceridi dell’olio sono parenti di quelli della nostra pelle. La crema e il siero Galì sono inoltre composti con burro di karité e germe di grano.

Si propongono come un prodotto “antietà” che rende la pelle liscia e setosa. Va poi detto che la confezione molto elegante fa il resto per promuovere il prodotto. Ma se tutto questo offre una bella soddisfazione alla famiglia di Marone, alla fine è il Monte di Marone che ringrazia per il ritorno alla vita di angoli di paesaggio che erano abbandonati.