Santuario della Madonna della Rota

Partendo dal municipio di Marone, attraversata la linea ferroviaria, si imbocca via Europa, fino a sbucare sulla strada per Zone. Di fronte si trova una stradina cementata che, passando davanti alla chiesa di San Carlo, porta a Collepiano. Da qui si prosegue sulla strada asfaltata per Grumello. A questo punto si imbocca la mulattiera che porta sulla via per Croce di Marone.
A pochi passi vi è la chiesa della Madonna della Rota, a 600 m di altezza, contornata da prati e boschi.

Il nome Madonna della Rota significa Madonna della strada, dal latino medievale Ruata = strada.

La località era luogo di passaggio per i viandanti che percorrevano l’antica strada che collegava la costa del Sebino con la Val Trompia, passando per Croce di Marone.

Non è, allora, un caso il fatto che il santuario sia stato costruito in questo sito, un luogo anticamente molto frequentato e di passaggio, appena sopra la frazione di Collepiano che è uno dei più antichi insediamenti di Marone.

La tradizione popolare vuole che la prima cappella sia stata voluta dalla Beata Vergine stessa, apparsa a un legnaiolo in località Punta dei Dossi, sul lato opposto della valle.

Il complesso architettonico è composto da due chiese affiancate e dall’abitazione del romito.

Il primo nucleo edilizio è da datarsi all’XI-XII secolo, come indicherebbe la volta a crociera ad archi gotici della chiesa antica (come si ritrova anche nella chiesa dei Morti di Vello); nel secoli successivi (XIV-XV secolo?) l’originaria e piccolissima cappella fu ampliata con una volta a botte.

«La facciata è interamente affrescata […]. Alcuni dettagli, quali il corpo del Cristo crocifisso e la Vergine della Natività (nella lunetta) sembrano deporre per una datazione ancora quattrocentesca; altri, come i corpi allungati dell’Annunciazione e dei Santi Pietro e Paolo, paiono, invece, corrispondenti a una cultura di primo ’500. A destra del portale si trova il piccolo riquadro con il Beato Simonino da Trento che era stato letto dalla critica come Bambin Gesù» (Troletti).

Sul fondo della parete si trovano lacerti di affreschi quattrocenteschi.
Al centro è stato posto l’affresco staccato raffigurante la Vergine in preghiera davanti a Gesù Bambino, sullo sfondo di una città fortificata con una torre in rovina.

Sulla parete della stessa campata un altro strappo di affresco (distrutto nella porzione inferiore) presenta La Madonna in trono con il Bambino e i santi Sebastiano e Bernardino da Siena.

Sul finire del XVI secolo, alla cappella d’origine, diventata presumibilmente troppo piccola rispetto al numero dei fedeli, fu affiancata una nuova chiesa.

Il vecchio edificio fu incorporato sul lato destro della nuova chiesa.

L’ingresso della chiesa più recente è sormontato da una lunetta a tutto sesto; più in alto, quasi sotto le falde del tetto, sono presenti un oculo e, a destra del portale, una semplice finestra rettangolare.

Il campanile fu sopraelevato nel 1782.

L’interno è a unica navata, coperta con travature a vista poggianti su archi a pieno centro; il presbiterio è a base rettangolare.

L’altare maggiore è una discreta opera del XVIII secolo in marmo nero con inserti policromi; la nicchia nel paliotto è occupata dalla statua della Vergine.

Le preziose balaustre marmoree sono opera di Giacomo Selva del 1761.

L’alzato è composto da una cornice lignea dalle linee di primo Seicento con una grande nicchia centrale, con una Madonna Assunta (XX secolo), e quattro nicchie minori con le statue dei Santi Pietro, Paolo, Carlo Borromeo, Antonio abate.

Nel timpano, con profilo ad arco ribassato, è inserito il mezzo busto di Dio Padre e sul fregio sottostante la Colomba dello Spirito Santo. La volta a padiglione del presbiterio è affrescata con alcune allegorie delle virtù, mentre la fronte dell’arco santo che separa navata da presbiterio è decorata con stucchi riproducenti elementi geometrici, racemi e angeli a basso rilievo.

Due angeli reggono il Crocifisso ligneo al centro dell’arco santo, gradevole opera databile al XVI secolo.

Sulla parete di sinistra della prima campata vi è l’altare di San Mauro, di cui ora si conserva la mensa con il paliotto e una mensola.